Spesso e volentieri il messaggio che ci proviene dalle forme più comuni di marketing digitale e di marketing convenzionale, crea in noi aspettative che poi vengono deluse.
E non stiamo parlando solamente delle aspettative del cliente finale che acquisterà il prodotto, ma anche delle aziende che si affidano a professionisti per vendere i propri prodotti o servizi.

Bisogna prima di tutto parlare chiaramente alle aziende, fare un discorso sul lungo termine che probabilmente all’inizio le farà quasi scappare. Il nocciolo del discorso, che può poi essere “condito” a piacimento è: ricordati che la base fondamentale per vendere un certo prodotto è la qualità del prodotto stesso.

È inutile prenderci in giro. Si può riuscire a vendere di tutto, sfruttando tutti i possibili canali, ma se la mentalità è quella del tutto e subito “intanto hanno comprato e io chiudo il bilancio all’attivo e chissenefrega”, non si andrà molto lontano nel medio e lungo termine.

Una volta stabilito che il prodotto/servizio è valido, il marketing si riduce solo a un concetto fondamentale: comunicare bene il proprio prodotto.

[su_quote]Una volta stabilito che il prodotto/servizio è valido, il marketing si riduce solo a un concetto fondamentale: comunicare bene il proprio prodotto.[/su_quote]

Chiaramente “comunicare bene” può voler dire tutto e niente, ma possiamo dare dei consigli pratici:

  • Siate brevi. Il livello di attenzione medio delle persone cala di anno in anno, i messaggi lunghi in generale non funzionano. Le persone sono sempre più disattente e bombardate da stimoli di marketing e simili. Se non riuscite ad esprimere i concetti chiave del vostro prodotto/servizio in due o tre righe, il vostro messaggio risulterà diluito.
  • Siate attuali. Questo è valido soprattutto per il contenuto dei siti web. Scrivere “siamo attivi dal 1985” in homepage va benissimo, ma fare tre paragrafi di storia aziendale è inutile e dannoso. Le persone sono interessate a quello che offrite ora, il vostro passato è secondario. Se proprio volete parlare a livello di storia aziendale, dedicate una pagina apposita all’argomento.
  • Siate dalla parte del cliente. Sembra ovvio, ma a volte capita di vedere una comunicazione orientata al “Quanto sono figo io che ho creato questo prodotto!”, e ci si dimentica che il messaggio principale deve spiegare quali benefici avrà il cliente adottando il vostro prodotto, in maniera mirata e concisa.
  • Fate qualcosa di utile per la persona che avete davanti. Se fate un video, ad esempio, non pensate solo a vendere, cercate magari di risolvere un piccolo problema. Ad esempio: producete un tipo di pane particolare? Potreste creare un video che spiega una semplice ricetta col pane, aiuterete le persone a riutilizzare il pane avanzato e gli risolverete il problema di cosa mangiare a pranzo! Le persone che guardano il vostro video vi dedicano del tempo: cercate di farglielo spendere nel modo migliore.

Ricordate che stiamo parlando di concetti che sono applicabili e applicati sia al marketing digitale che a quello convenzionale!
Certo, non stiamo dicendo che sia facile e che si possa fare in dieci minuti, ma dovreste sempre tenere d’occhio queste linee guida. Ne guadagnerete voi come azienda (sia a livello economico che di immagine) sia i vostri clienti che potranno sfruttare il vostro grande prodotto!

by INFINITY

 

Meglio farsi pubblicità su Facebook o tramite Google Ads?

È una domanda che prima o poi si pone chiunque voglia promuovere la propria azienda.
La risposta, come sempre, non è univoca. Entrambe le soluzioni sono a pagamento, quindi non si tratta di decidere se pagare o meno, ma semplicemente di capire quale delle due soluzioni è la migliore.
Diciamo subito una cosa (quasi ovvia): potendo, fate pubblicità sia tramite Google Ads che tramite Facebook!

Ma se uno avesse un budget limitato e dovesse scegliere?

In questo caso bisogna analizzare quello che si vuole publicizzare e i fattori che influenzano la scelta di un acquirente.
Tralasciamo volutamente tutto quello che è inerente al posizionamento organico su Google, che è tutto un altro concetto e andiamo dritti al sodo.
Stiamo pubblicizzando un servizio o un prodotto?
Cerchiamo la conversione, cioè far in modo che qualcuno acquisti sul nostro negozio, o stiamo creando un brand?

Google Ads funziona molto bene per quel che riguarda le vendite. Ha un’alta percentuale di conversioni e la sua forza sta nel motore di ricerca stesso. Infatti gli annunci di Google compaiono nei risultati delle ricerche di chi sta cercando quel prodotto particolare. Ad esempio, se noi vendessimo “cucce per cani” e iniziassimo una campagna publicitaria su Google, il nostro annuncio comparirebbe spesso e volentieri (non sempre, a meno di spendere veramente cifre enormi) agli utenti che stanno cercando proprio cucce per cani. In pratica è la proattività il punto di forza di questi annunci, il mostrare qualcosa a qualcuno che sta effettivamente cercando quella cosa. Quindi la probablità di conversione (si parla sempre di probabilità e non di certezza!) è necessariamente più alta.

Per contro, se non si sta attenti, con Google Ads si possono arrivare a pagare cifre notevoli a fronte di vendite limitate. Diciamo che spendere 500 euro al mese su Google per avere 100 euro di vendite in più può non essere conveniente, se escludiamo il fatto che ogni nuovo cliente entra comunque a far parte della nostra base di clienti a cui ad esempio inviare newsletter con sconti eccetera (ottimo obiettivo a lungo termine ma ottenibile anche con Facebook). Diciamo che superate certe cifre, conviene a quel punto investire per un posizionamento organico, che ci permette di essere in prima pagina per periodi più lunghi ed ottenere gli stessi risultati.

Fare pubblicità su Facebook ha invece altri vantaggi.

Facebook può essere usato anche per pubblicizzare prodotti ma dove svolge al meglio la propria funzione è la parte di creazione del brand. Facebook ha una “granulazione” molto fine dei propri annunci. Per esempio è possibile mostrare i propri annunci solo a donne tra i 18 e i 35 anni che abitano a Roma e che sono interessate ai cani, foto di cani, mangimi per cani, educazione cinofila eccetera. È inoltre possibile stabilire a che ora e in quali giorni mostrare il proprio annuncio. Certo, non è detto che in quel momento stiano cercando una cuccia per cani, ma potrebbero essere interessate ad un negozio online di alimenti ed accessori per animali. Ma non solo. Creando infatti una pagina Facebook per il nostro negozio, potremmo iniziare a raccogliere i famosi “like” di Facebook. Questi like ci permettono due cose fondamentali: creare una base di utenti che vedrà quello che pubblichiamo sulla pagina (quindi annunci di sconti, articoli interessanti,…), ma anche, e forse soprattutto, creare la fiducia nel brand. Siamo sempre e comunque esseri sociali, e in questo periodo storico siamo esseri sociali con poco tempo a disposizione. È più normale per noi riporre fiducia in un’azienda che ha 10,000 like rispetto ad una che ne ha 10. La prima dà l’idea di essere un brand stabile e ben radicato (oltre che di piacere a molti), la seconda sembra una cosa più improvvisata. Ecco perchè i like di Facebook sono importanti anche se magari non portano a conversioni dirette. Inoltre Facebook viene utilizzato da molti come un vero e proprio motore di ricerca, e quindi avere una pagina aziendale è molto importante!
Va detto poi che una campagna Facebook risulta più facile da gestire di una campagna Google Ads, l’interfaccia è più comprensibile anche ai profani e una volta settato un limite di spesa ragionevole si possono dormire sonni tranquilli.

In generale, quindi,tutti e due i mezzi hanno i loro punti di forza e le loro mancanze.

Come linea guida potremmo dire, fatte salve le numerose eccezioni, quanto segue:

  • siete una realtà nuovissima e avete 50 euro al mese a disposizione per promuovervi? Usate Facebook e cercate di diffondere il brand più che la vendita diretta, sia che offriate servizi, sia che vendiate un prodotto specifico. Fatelo per un certo periodo, per costruire una base di utenti, poi girate tutto il budget su Google Ads;
  • siete una realtà già esistente e volete vendere servizi o prodotti e avete a disposizione dai 100 ai 200 euro al mese per la promozione? Noi consiglieremmo, nel caso di servizi, di destinare il 70% del budget al branding con pubblicità su Facebook e il 30% per Google Ads. Nel caso vendeste prodotti, le percentuali sarebbero invertite;
  • siete una realtà nuovissima o esistente, che si occupa di servizi o prodotti e avete a disposizione un budget che va dai 500 euro mensili in su? In quel caso diremmo di utilizzare il 10-20% del budget ripartito su Facebook e Google Ads, e il restante 80-90% per ottenere un posizionamento organico se possibile.

Come sempre non si possono dare dati certi, ogni azienda e ogni caso vanno valutati singolarmente, ma con queste poche righe speriamo di avervi reso più chiaro il meccanismo generale che porta a pianificare la publicità in un modo o in un altro.

by INFINITY

Col passare del tempo le strategie di marketing sul web si sono affinate e hanno incluso tecniche sempre più particolari tra cui spiccano SEO e SEA, ovverosia Search Engine OptimizationSearch Engine Advertising.

Durante i bei “vecchi” tempi di internet, la SEO era l’unica cosa che contasse ed era molto semplice da ottenere, bastavano infatti pochissimi accorgimenti per raggiungere la vetta di Google (meta tags, titoli di pagina giusti, keywords ripetute nei contenuti, ecc). Col tempo però, a causa della concorrenza e anche grazie ai nuovi strumenti messi a disposizione da Google stesso (Adwords), le cose si sono differenziate e complicate. Ora in molti chiedono la differenza tra SEO e SEA, visto che quest’ultimo acronimo è entrato in uso da poco se paragonato al classico SEO.

Iniziamo a definire la differenza principale tra i due in maniera logistica:

  • la SEA è la pianificazione/gestione/esecuzione di una campagna Adwords, che porterà il sito in promozione ad apparire tra i risultati a pagamento, quindi sulla barra laterale e nei primi 2-3 risultati al centro della pagina (quelli con lo sfondo giallino per intenderci).
  • la SEO è la pianificazione/gestione/esecuzione di una serie di strategie, volte a far comparire il sito nei risultati organici di Google, quelli che non si possono comprare.

Cerchiamo ora di definire pregi e difetti di entrambi gli approcci.

SEA (Search Engine Advertising)

Pregi

  • È veloce a posizionare un sito/prodotto quando si inizia una campagna promozionale (si parla di ore).
  • Permette una gestione delle spese precisa al centesimo. Infatti il pagamento avviene “per click” ovverosia quando qualcuno clicca sul link proposto nella colonna di destra o tra i primi risultati in alto. A quel punto, basandosi sull’orario, sul livello di concorrenza (non sarete mai gli unici a voler essere in quella posizione su Google) e su quanto avete accettato di pagare per click (praticamente viene effettuata un’asta), verranno scalati tot euro da un vostro account che avrete precaricato. Scaricato l’account, finita la promozione, finite le spese (se non lo ricaricate).
  • Se siete in grado di gestire da soli la campagna promozionale, l’unico costo da sostenere sarà appunto quello degli effettivi click sul vostro link.
  • Statisticamente, i soldi spesi su negozi online provengono per oltre l’87% da annunci a pagamento, e solo l’11% da parte di ricerche organiche (attenzione però, leggendo la parte sui difetti della SEA capirete di più!).

Difetti

  • Come si diceva: scaricato l’account, finita la promozione….e il vostro sito o prodotto scompaiono all’istante dai risultati della ricerca.
  • Se non si è in grado di gestire la campagna da soli (le parti più complesse sono la creazione della lista di keywords e la parte di scrittura creativa ad esse associata), bisogna mettere in preventivo l’aiuto di un professionista.
  • Gli annunci a pagamento, a causa della concorrenza sempre presente in qualunque ambito commerciale, vengono mostrati a rotazione. Cioè per una determinata chiave di ricerca il signor Bianchi che da casa cerca il vostro prodotto potrebbe trovare voi tra i risultati della sua ricerca, mentre il signor Rossi che effettua la ricerca 10 secondi dopo, potrebbe trovare la vostra concorrenza e non voi.
  • I risultati a pagamento sono meno visibili di quelli organici. Questo forse è il difetto peggiore. Anche se stanno aumentando in valore percentuale i click sugli annunci a pagamento, gli annunci organici catturano l’80% circa dell’attenzione degli utenti, un po’ per la loro posizione sullo schermo, un po’ per una questione psicologica che porta gli utenti a pensare che spesso i risultati organici sono i più sicuri.

Sintetizzando: la SEA è veloce a posizionare un URL, facile da gestire nei costi, può essere altamente redditizio se il target è ben chiaro. Per contro non si ha una presenza stabile tra i risultati delle ricerche, è indicato più che altro per chi vende prodotti e non servizi (a causa della ridotta visibilità), una volta finita la promozione il sito scompare dai risultati, potrebbe essere necessario l’intervento di un professionista per gestire la campagna.

 

SEO (Search Engine Optimization)

Pregi

  • Permette, una volta raggiunto una certa posizione per determinate keywords, di rimanere indefinitamente in quella posizione (salvo cambiamenti negli algoritmi di Google, concorrenza che inizia a salire, ecc). In generale anche quando non si mantiene la miglior posizione, si rimane nei suoi dintorni.
  • Quando si smette di seguire la SEO, il posizionamento sui motori di ricerca degrada in maniera dolce nel tempo. In alcuni casi (nostra esperienza diretta), con bassissima concorrenza sulle parole chiavi e con siti aggiornati con frequenza bimestrale, il posizionamento è rimasto invariato per mesi e addirittura anni dopo la fine della SEO.
  • Se si è in grado di gestire la SEO da soli (cosa MOLTO difficile se non si è del mestiere), essa ha costo zero.
  • Come si è detto, i risultati organici hanno una visibilità maggiore, catturano più l’attenzione di quelli a pagamento.
  • Se si è posizionati organicamente si ha visibilità 24 ore su 24. A qualunque ora il signor Rossi e il signor Bianchi effettuino una medesima ricerca, troveranno il medesimo sito più o meno nella medesima posizione tra i risultati della ricerca.

Difetti

  • È molto lenta. Si parla quasi sempre di mesi per veder dei risultati soddisfacenti. Questo la rende poco indicata per promuovere eventi a breve scadenza o prodotti del tipo “ultima novità”.
  • Per la sua lentezza, si presta più a ad essere utilizzata dalle aziende che offrono servizi e per il branding, a meno di proporre prodotti che non cambiano rapidissimamente.
  • Può costare cifre altissime. Come abbiamo detto in un precedente articolo, il gioco deve valere la candela. La promozione di prodotti o di servizi ad alto livello di concorrenza possono costare decine di migliaia di euro l’anno. In alcuni casi qualche anno fa, per posizionarsi tra i primi venditori di “pillole blu” online nel mercato anglofono, si parlava di 15,000 euro al MESE, ma si tratta di casi limite!
  • È illegale. No dai, proprio illegale no. Ma è un modo di forzare Google a classificare un determinato sito o alcune sue pagine secondo i nostri desideri. Diciamo che Google non gradisce molto questa forzatura, preferirebbe classificare tra i primi sempre e comunque siti di qualità eccelsa e dal contenuto perfetto, o quelli che pagano Adwords per il posizionamento. Da qui i vari aggiornamenti e cambiamenti di algoritmo che servono a impedire queste forzature sempre di più (e tanti saluti al posizionamento garantito al 100%).
  • Gestire la SEO da soli è più difficile che seguire la SEA da soli, perché la SEO comprende moltissime attività che vanno svolte con regolarità e a tempo pieno o quasi.
  • Non è certa. Basta un cambiamento negli algoritmi di Google che da oggi a domani ci si può trovare dalla prima alla quindicesima pagina. Motivo per cui quando sentiamo cose del tipo “quell’agenzia SEO ci garantisce il posizionamento organico al 100%” consigliamo sempre di leggere le righe in piccolo sul contratto! Fortunatamente tali cambiamenti non sono frequentissimi, ma va messo in preventivo che un sito possa avere sbalzi nel posizionamento, finché non viene messa a punto una strategia in grado di gestire i nuovi algoritmi.

Sintetizzando: la SEO fornisce risultati più duraturi nel tempo, è l’ideale per un’azienda che vuole curare il proprio brand e la propria identità digitale grazie alla maggiore visibilità e stabilità nel posizionamento. Per contro è lenta nel caso in cui ci sia necessità di promozioni rapide e può rivelarsi costosa.

 

È chiaro quindi che ciascuna delle due tecniche andrebbe implementata singolarmente o in tandem con l’altra a seconda del tipo di sito, servizio o prodotto che si vuole promuovere. SEO e SEA non si escludono infatti a vicenda, ma vanno presi in considerazione tutti i parametri che abbiamo indicato per capire quale strategia portare avanti.
Si potrebbe, ad esempio, partire con una campagna SEA per veicolare molto traffico verso un sito di cui si sta facendo anche la SEO, per poter abbreviare i tempi di posizionamento organico. Oppure usare delle brevi e mirate campagne SEA per fare una rapida valutazione delle parole chiave più usate dagli utenti.

È sempre consigliabile comunque stanziare a priori un budget annuale per la promozione del sito internet che si vuole posizionare, che deve essere quasi sempre 2-3 volte più grande di quello stanziato per la creazione del sito stesso.

by INFINITY

Uno dei motivi principali per cui, dopo un certo periodo, i risultati in termini di marketing digitale iniziano a scarseggiare è, nella maggior parte dei casi, la mancanza di perseveranza e di pianificazione.

Spesso le campagne di marketing online raggiungono lo scopo nel giro di pochi mesi: un buon posizionamento sui maggiori motori di ricerca, un incremento delle vendite, penetrazione del brand e così via. Questo viene visto dall’azienda che ha commissionato il lavoro come un punto di arrivo, mentre in realtà si tratta del punto di partenza! Infatti sta all’azienda stessa, a meno di incaricare qualcuno esterno, l’arduo ma importante compito di mantenere il buon livello di visibilità raggiunto e il livello di vendite, incrementandoli a piccoli passi.

Serve una strategia pianificata a tavolino, che si prefigga obiettivi sul breve termine (diciamo circa 3 mesi), e che tramite un approccio per prove ed errori riesca a capire, osservando la risposta degli utenti/clienti, la strategia migliore da seguire. Chiaramente stiamo parlando di strategie fluide, adatte ad un mercato in continua evoluzione, quindi quello che funziona per 6 mesi può non funzionare più così bene dal settimo mese.

Vogliamo sottolineare alcuni aspetti principali da prendere in considerazione per il successo di una strategia di marketing digitale.

  • Ricerca
    Conoscere il proprio business è importante, così come conoscere i nuovi trend e la concorrenza, vecchia e nuova. Questo può voler dire anche prendersi del tempo per visitare i vari forum di discussione che parlano del prodotto che si sta vendendo (o della concorrenza), o partecipare a webinars, per poter capire e anticipare la domanda dei clienti.
  • Strumenti di marketing non convenzionali
    Anche se ormai è difficile chiamarli così, visto l’uso intensivo (spesso sbagliato) che ne viene fatto da molte aziende, strumenti come Facebook, Twitter, Linkedin, Pinterest, YouTube ecc, sono molto potenti per la diffusione dei propri messaggi e del proprio brand. Cercate sempre di usare solo gli strumenti che intendete mantenere! Non è bello vedere un profilo aziendale su Twitter con un nuovo post ogni 6 mesi, dà l’idea di poca attenzione alla comunicazione.Siate precisi e concisi nei vostri messaggi, il tasso di attenzione dei lettori è abbastanza ridotto quindi dovete sfruttarlo al massimo.
  • Ammettere i propri limiti
    Sembra strano, eppure ammettere che il proprio prodotto, anche se ottimo, non è la soluzione a tutti i problemi o desideri di un cliente, genera più fiducia nel brand. Ma pensandoci bene, quando andiamo su un sito dove il 100% delle opinioni su un prodotto dicono “eccezionale” e dove tutte le descrizioni usano frasi iperboliche per descrivere quanto questo prodotto è miracoloso, non pensiamo forse che forse le recensioni non sono vere e che qualcosa non torna?
  • Accessibilità, interazione, usabilità, ecc.
    Evitate di nascondere informazioni sull’azienda. Non usate caselle postali al posto di indirizzi reali per la corrispondenza. Non nascondete partita IVA (tra l’altro è illegale non esibirla sul sito), numero di registrazione dell’azienda o altro. Anche se lo fate per motivi di privacy, non dà l’idea di un’azienda seria. Possibilmente gestite un blog dove date consigli su come usare al meglio i vostri prodotti. Rispondete agli utenti, anche a quelli che criticano o fanno domande scomode: è meglio ammettere una falla nel prodotto e impegnarsi a risolverla che ignorare le critiche e lasciare che si diffondano! Non sacrificate mai l’usabilità di un sito, e con usabilità non intendiamo solo la facilità di navigazione su pc, ma il fatto di poterlo navigare con la stessa facilità con dispositivi mobili quali smartphone e tablets.

 Queste non sono che poche linee guida ma sono essenziali per prendere il controllo del vostro marketing aziendale e permettervi di sfruttare meglio le potenzialità della rete.

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Domanda che spesso ci viene posta: perchè il marketing tradizionale fallisce?

I mezzi utilizzati per il marketing tradizionale sembrano soccombere uno dopo l’altro col passare del tempo.
Come riportato dalla prestigiosa Harvard Business Review nell’articolo del 9 Agosto 2012, dal titolo “Marketing is dead” (Il Marketing è morto), strumenti quali pubblicità, branding, PR eccetera, stanno fallendo miseramente nel loro compito principale.

I consumatori si sono evoluti con l’evolversi della rete, e sono passati dall’essere passivamente soggetti alle varie forme di marketing, all’essere soggetti attivi, che si informano, cercano e confrontano in rete le offerte legate a un determinato prodotto.

Si può dire tranquillamente che i mezzi di marketing tradizionale non hanno più senso nel mondo dei social network, dove il passaparola digitale diventa un mezzo potentissimo e a misura di persona. Non si tratta infatti di venditori che cercano di piazzare l’ultimo prodotto, ma di persone nelle stesse condizioni, spesso con gli stessi interessi, che parlano di prodotti che vorrebbero acquistare con altre persone che hanno già acquistato o che sono più esperte nel campo.

Quali saranno le risposte per il futuro?

Prevedere cosa diventerà il marketing non è cosa semplice, ma una linea guida su tutte si sta imponendo, e si imporrà sempre di più, nel prossimo futuro. Il “capitale sociale” delle aziende, inteso come il network di clienti che a loro volta hanno un network di amici e così via, diventerà sempre più importante al crescere della concorrenza. Le aziende dovranno preoccuparsi non solo di vendere, ma di mantenere delle comunità online attive e vivaci, che possano contribuire anche con un onesto feedback a migliorare i servizi o i prodotti offerti dall’azienda stessa. Le aziende dovranno inoltre preoccuparsi di mantenere un occhio di riguardo verso quegli utenti che noi chiamiamo hub (concentratori), cioè quelli che per propria inclinazione tendono ad avere grandi reti sociali a cui partecipano con entusiasmo.

Quando concepite l’idea del vostro sito internet dunque, andate sempre oltre il semplice aspetto grafico, occupatevi molto di interazione coi vostri clienti e di cura dei contenuti per mantenere alto l’interesse dei clienti stessi.

By INFINITY

rif.  http://blogs.hbr.org/cs/2012/08/marketing_is_dead.html

 

Da sempre quando si parla di Search Engine Marketing (SEM) e Search Engine Optimization (SEO) per posizionare un sito su Google, il primo pensiero di chi si occupa di queste tematiche corre ai mitici algoritmi di classificazione dei siti web.

Sono gli algoritmi, e il loro livello di comprensione da parte delle persone coinvolte nel marketing, che contano. Come già spiegato in un post precendente, chiunque prometta risultati sicuri al 100% per una campagna SEM, sta promettendo al proprio cliente la Luna, a rischio di rimanere scottato.

Basta un cambiamento negli algoritmi per generare una morìa di siti internet e sconvolgere i posizionamenti, almeno fino a quando non si iniziano a capire i nuovi meccanismi.

E il cambiamento è arrivato!

L’onda lunga del cambiamento è partita nel 2011, quando Google ha presentato la prima Panda upgrade, che ha decimato i siti che si promuovevano con backlinks di scarso valore. Nel Marzo del 2012 Google ha poi presentato una nuova release dell’algoritmo Panda che ha fatto strage di network di blogging, altro strumento creato a suo tempo per generare backlinks.

Queste reti di blog, oltre ad essere nate con il solo scopo di generare backlinks avevano, e hanno, un difetto principale: dei pessimi contenuti!

Nell’Aprile di quest’anno, Google ha rilasciato la Penguin update, atta a scoprire le tecniche di backlink scorrette all’interno dei siti stessi, colpendo non solo i blog quindi. Gli effetti sono già visibili.

Ma come si fa allora per essere spinti in alto da Google ed essere trovati dai potenziali clienti?

La risposta in linea teorica è molto semplice ed è quello che da sempre si dovrebbe fare. Tutte le release di Panda e Penguin che Google ha reso operative e che creerà nel prossimo futuro sono volte ad un solo scopo: premiare i siti che hanno dei buoni contenuti e che sono aggiornati.

Va da sè che ora come ora, l’asset più prezioso per un’azienda che vuole veramente avere un proprio spazio online sono i contenuti di qualità. Una cosa che (lo si nota navigando in siti con contenuti vecchi, con errori di ortografia e di grammatica madornali, con tipologie di font e combinazioni di colori improponibili, traduzioni in inglese che non hanno nè capo nè coda)….è più facile a dirsi che a farsi!

La gestione dei siti internet in outsourcing, soprattutto per i contenuti, diventerà una realtà sempre più presente, specialmente per quelle aziende medio-piccole che non hanno al loro interno persone qualificate per gestire il sito in maniera strategica.

 

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SEO è diventata la parola, anzi l’acronimo, più alla moda per chi vuole un sito internet: SEO (Search Engine Optimization, insieme a SEM – Search Engine Marketing), ottimizzazione del sito per i motori di ricerca, anche se si fa sempre riferimento a Google come motore principe.

Sì discute molto di quanto possa costare una SEO organica, cioè fatto senza annunci a pagamento su Google, che sono a turnazione (non si è ai primi posti 24 ore al giorno), che spesso non sono cliccati dagli utenti che preferiscono i risultati “centrali”, che possono costare un bel po’ e che a volte vedono i siti penalizzati nel caso in cui si decida di smettere di pagare.

Molti clienti non si rendono conto dell’inutilità delle campagne da 100 euro l’anno, magari con promessa di risultato al 100% (cosa impossibile, basta un cambiamento negli algoritmi di Google per sconvolgere la cosa), e spesso alla fine della fiera spendono molti  soldi in anni di SEO sbagliato e Google ads, per ottenere risultati spesso transitori (quando ci sono!).

Una SEO seria ha un costo spesso impegnativo e non ha mai garanzie al 100% (ricordiamoci però che è un impegno COSTANTE e che per i migliori risultati va fatto MANUALMENTE), ma quali sono i benefici?

Pensiamo ai costi in cui molte aziende incorrono per una presenza sulle pagine gialle (e simili) online e cartacee, e prendiamo ad esempio l’esperienza di un nostro cliente.

Per essere in quelle online servono circa 2.000 euro l’anno, per mezza pagina di pubblicità sul cartaceo  si spendono circa 14.000 euro annui.

E cosa si ottiene? Di fare parte di un elenco telefonico “business” con un minimo di informazione, con valenza provinciale (almeno il cartaceo), in cui non è neanche possibile mostrare il proprio portfolio o i propri prodotti.

Cosa offre invece la SEO?
Un posizionamento vantaggioso su motori di ricerca, il cui uso ha di gran lunga superato quello degli elenchi cartacei, la possibilità di operare a livello nazionale o mondiale, la possibilità di essere trovati da persone o aziende che sono proattive, cioè che stanno effettivamente cercando QUEL prodotto o QUEL servizio. Tutto questo è molto diverso dalla pubblicità di massa su carta stampata e altri mezzi, che viene “sparata” verso tutti indiscriminatamente.

Nell’esperienza di un nostro cliente è successo quanto segue: mantenimento dell’azienda nell’elenco online delle pagine gialle, niente rinnovo dello spazio sul cartaceo, seo mirato anche se alcune parole di ricerca erano generiche (tipo “mobili ufficio” e simili).

Risultato: risparmio di circa 6.000 euro, posizionamento raggiunto per 6 parole chiave in prima pagina (15 contando anche pagina 2) su Google, 50 richieste di preventivo in più nei 12 mesi, da tutta Italia, che si sono tradotte in una ventina di clienti in più. Dopo aver finito il servizio per 12 mesi, il sito è comunque rimasto in ottima posizione e lo è ancora oggi dopo oltre un anno (ok, questo ultimo punto è probabilmente dovuto anche alla fortuna e al fatto che la concorrenza non si è mossa).

Certo, il gioco deve valere la candela, spendere 100 per un anno di SEO per quadagnare 80 in più dell’anno prima può non essere molto sensato, ma nella maggior parte dei casi i benefici, soprattutto sul medio e lungo termine, superano di gran lunga i costi.

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